Il trucco delle sopracciglia ha acquisito sempre più importanza nel corso degli anni, diventando una parte essenziale della routine di bellezza quotidiana. Mentre un tempo ci si concentrava principalmente sugli occhi e sulle labbra, oggi anche le sopracciglia sono considerate un elemento fondamentale per valorizzare il viso. La matita per sopracciglia è uno degli strumenti più utilizzati per dare forma e definizione a questa zona del viso, contribuendo a creare un look armonioso e curato. Le sopracciglia, infatti, incorniciano lo sguardo e hanno il potere di trasformare l’intera espressione del volto. Una forma ben definita può donare un aspetto ordinato e bilanciato, mentre sopracciglia non curate o eccessivamente sottili rischiano di alterare le proporzioni del viso. La scelta della matita per sopracciglia giusta diventa, quindi, cruciale per ottenere un risultato naturale e adatto alle proprie caratteristiche. Come scegliere la matita per sopracciglia Il primo passo per otten
Mark Buffalo e Keira Knightley sono Dan e Greta nel nuovo film Tutto può cambiare diretto dal registra John Carney.
Dan è un produttore musicale alcolizzato e sull’orlo della crisi, una figlia adolescente che non vede da due anni, un matrimonio fallito e una carriera ormai agli sgoccioli. Greta interpretata dalla poliedrica Keira è una cantautrice inglese con al seguito una recente delusione d’amore. Arrivata a New York con il fidanzato, un giovane cantautore da poco divenuto celebre, è carica di sogni che verranno presto spezzati da un inatteso tradimento. Improvvisamente le promesse di una vita insieme, i sogni e l’amore spariscono e lei si ritrova a vivere in una bettola con un suo vecchio amico. Una sera dopo essersi esibita in un locale dell’East Village incontra Dan, completamente ubriaco ma con la musica nel cuore e nella testa; colpito dal suo talento musicale, lo scombinato produttore ha una visione celestiale e chiede a Greta di lavorare insieme. La vita dei due si incontra per caso ma questo incontro finirà per essere per entrambi fondamentale affinché la loro vita riprenda a seguire la giusta direzione sotto le orme della comune passione per la musica che li aiuterà a ritrovare quel senso che sembrava ormai inesorabilmente perso. Tutto può cambiare il cui titolo originale è Begin Again, “Ricominciare”, è incentrato sulla possibilità di ricominciare rimettendosi in gioco e rialzandosi dopo una caduta. Entrambi i protagonisti infatti si ritrovano in una New York che non sentono come propria, hanno perso il loro posto nel mondo e hanno smarrito la via. Non c’è niente di peggio di andare tra la gente in luoghi affollati ma sentendosi più che mai soli. Il film a mio parere evidenzia un problema ormai ricorrente nella nostra società, la mancanza di comunicazione e la perdita del contatto umano.
Tutto può cambiare è più che commedia sentimentale dal sapore agro dolce una romantica e divertente ballata, sentimenti e musica si intrecciano nella loro forza e debolezza. Sogni, successo, realizzazione personale spesso non seguono la via desiderata, non coincidono con il percorso di chi amavamo, veniamo risucchiati dal vortice della vita, si spezzano i legami e la realtà cambia. La vita stessa con le sue sfumature viene raccontata ed elevata attraverso una canzone. Quelle parole inespresse, non dette in faccia, fuoriescono da una canzone tra rabbia e sentimento. In una New York cinematografica, magica, fatta di luci, colori e che contribuisce a dare densità alla storia, Dan e Greta danno vita alla loro musica, trasformando la città in uno studio di registrazione, tra vicoli, strade, metro e il terrazzo di un grattacielo.
Il programma è ambizioso ma qualcosa è andato storto, il film lascia lo spettatore non perfettamente convinto, calamitica la figura di Mark Buffalo, un personaggio scoordinato, disordinato e fuori dagli schemi che però riesce a bucare letteralmente lo schermo mettendo alle volte gli altri personaggi in secondo piano. Tutto può cambiare potremmo dire che si muove attorno a lui.
Non altrettanto forte la figura di Keira Knightely che per la prima volta si cimenta in un ruolo da cantante in maniera pulita e precisa ma non con un incisività tale da poter reggere il confronto con il suo magnetico cooprotagonista. Davanti ad una Keira acerba dinnanzi al microfono si impone Mark Buffalo che lascia Adam Levine, leader dei Maroon 5 sullo sfondo riuscendo a conquistare la scena e conferendo humor alla commedia con il suo talento genuino.
Tutto il film è di fatto incentrato sul potere della musica, strumento di salvezza, quasi catartica in grado di trasformare anche la più banale delle scene in una preziosa perla. La musica rende ogni momento della vita indispensabile e alla fine con l’aiuto di un finale inaspettato cambia le carte in tavola e ci racconta una storia diversa perché alla fine la vita è proprio così, la si può ritrovare dentro una canzone.
Nonostante il progetto iniziale la commedia si rivela a tratti piatta, ripercorrendo una storia passata, una formula ormai sfruttata nel panorama cinematografico americano.
La trama è infatti un po’ scontata, a tratti melensa , l’arduo compito proposto dal registra non riesce a pieno. Interessante il finale arrivato come un fulmine a ciel sereno forse ormai però troppo tardi quando lo spettatore ha già espresso la sua sentenza ma che comunque conferisce una piacevole conclusione per una commedia non del tutto riuscita ma che riesce lo stesso a lanciare un messaggio e strappare qualche sorriso, a dare finalmente un senso di realismo ad un progetto decisamente troppo idealistico, troppo intriso di sentimentalismo e di tematiche ormai sature, di clichè e di soluzioni semplicistiche. In calcio d’angolo accanto alla musica è questa conclusione sintetizzata nell’immagine di quel “doppio jack” ad esercitare una funzione quasi salvifica, la rinascita di due anime fragili e la ripresa di una storia che nonostante l’ambizioso progetto non convinceva sin dall’inizio. Sarà stato sufficiente??
Interessante, voglio vedere il film.
RispondiEliminagood acktion
RispondiEliminaDolce amore
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