Un’opera d’arte, un capolavoro d’ingegneria. Così Michelangelo definiva il piede e, anche se non possedeva le attuali nozioni di neurofisiologia, aveva ragione. Ogni piede contiene circa 250 mila ghiandole sudoripare, 107 legamenti, 32 ossa e 19 muscoli. Non poteva essere diversamente, visti gli stress cui sono sottoposti: restando chiusi nelle scarpe a 41°C per 16 ore al giorno, supportano carichi, traumi da sport e il tanto amato tacco 12. Inoltre una persona sana compie in media 10 mila passi al giorno che, nel corso della vita, diventano 115 mila miglia percorse, pari a 5 volte il giro del globo terrestre. Per fortuna con il trascorrere dei secoli i piedi si sono in parte abituati a tanta pressione. La pelle del piede è più spessa perché deve sopportare un peso notevole. Ciò le permette di non ledersi e agevola la deambulazione. Gli indigeni che non indossano le calzature hanno una soletta naturale molto spessa che li rende agili su ogni terreno. I piedi degli occidentali si sono abituati alle scarpe, anche se pare che tale adattamento non sia ancora completato. Nonostante la loro resistenza, alla fine della giornata i piedi si fanno sempre sentire. Dolori, gonfiore e vesciche sono alcuni degli inconvenienti di otto ore trascorse sui tacchi, a spillo o no. Passata la moda della fish terapy (la pedicure con i pesci garra rufa) è in casa propria che si può rimediare un pò di energia. La prima cosa da fare è togliere calze e scarpe. Si può poi procedere con un pediluvio: è un ottimo defaticante e funge anche da pratica disinfettante. Non è necessario tenere i piedi in ammollo per ore. Bastano una decina di minuti in acqua tiepida con sostanze che rispettono le naturali barriere della cute. Sono perfetti il sale rosa dell’Himalaya, il sale bianco e il sale rosso delle Hawaii che, seguito da un massaggio con gli oli essenziali, hanno un effetto detox. Per l’esfoliazione si consigliano, anche quotidianamente, sostanze che abbiano come vettore l’urea in basse percentuali. Le cellule morte vengono così eliminate senza traumi. Dopo la detersione, gli spazi interdigitali vanno asciugati con cura per evitare il proliferare di funghi e batteri.
Valentina Servino
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